Un caffè con l'Architetto!

- Tutti sappiamo che l'architetto è quella figura professionale che immagina e progetta edifici e spazi architettonici con attenzione sia all'aspetto funzionale che a quello estetico.Secondo la tua lunga esperienza, che importanza ha la figura dell'architetto ai fini di contribuire alla realizzazione di un patrimonio architettonico degno di nota, da lasciare in eredità alle generazioni future?


 L’Architetto progetta dai tempi dei Faraoni ed ancor prima edifici di ogni genere. Ma non solo. Spesso si è voluto misurare con la natura , condizionandola,trasformandola in paesaggi antropizzati. Nel passato con grande bravura e qualità. Nel presente riuscendo spesso ,con il concorso di altri , a compiere scempi di ogni genere e tipo.Tutto per cieca e consapevole sottomissione al Progresso sul cui altare si è tante volte sacrificato l’ambiente, la bellezza incontaminata della natura , oggi come non mai soggetta ad ogni tipo di inquinamento e sfruttamento. Secondo la mia esperienza, ricattati come siamo da tutti i soggetti economici e finanziari, da occasioni ed opportunità di lavoro sempre più scarse, che mai privilegiano la qualità del progetto,lasceremo ben poco come patrimonio di Architettura. Basta aggirarsi nelle periferie delle aree industriali , persino nelle campagne, per farsene una idea. Uno squallore, un cattivo gusto,una banalità dilagante e brutale a cui ancora non riesco ad abituarmi...ad assuefarmi.

 

 - A tuo avviso, un bravo architetto ha l'onere di assecondare sempre il gusto del cliente o, in alcuni casi può anche sovrastarlo?

In un contesto privo di cultura, di sensibilità, di buon gusto districarsi è difficile se non impossibile. Provarci è un dovere irrinunciabile. Riuscirci quasi una chimera.Quando ero un giovane Architetto, poco esperto e senza esperienza , ero più ascoltato e rispettato di oggi. È una amara constatazione che non avrei mai voluto confessare. Ma lo faccio per onestà intellettuale.

 

- Quanto è importante per un architetto, ai fini di una migliore riuscita del progetto, instaurare col proprio cliente, un rapporto che vada al di là della mera committenza ed esecuzione del lavoro?

Ho dai tempi dell’università creduto sempre in un rapporto che andasse oltre il progetto commissionatomi. Ho instaurato rapporti umani spesso sfociati in sincere amicizie che ancor oggi coltivo. In questo essere Architetto è una fortuna, un grande privilegio. Un mestiere affascinante...che ti mescola con la gente in ogni momento del tuo lavoro. Assecondare le esigenze della committenza è doveroso, ma anche curare l’ornato, come si faceva un tempo, non è cosa da non perseguire.

- Nel tuo percorso di architetto, hai creato più Funzionalità o Estetica?

Difficile dirlo. L’estetica mi ha sempre condizionato, affascinato e mai accontentato.Certe volte mi ha angosciato, terrorizzato. L’essere non all’altezza del compito assegnatomi non mi ha fatto tante volte dormire. L’idea che qualcuno un giorno mi dica che un edificio da me progettato gli sembri brutto mi angoscia tantissimo. Sulla funzionalità sono più sereno e meno ansioso. Credo di averla sempre cercata e poi creata.

- Quando termini una tua creazione ed una casa prende vita con i suoi nuovi proprietari, perdi qualcosa che, in qualche modo sentivi appartenerti?

Certamente perdi un pezzo de core. Era una tua creatura. Ricordi il primo segno a matita, le ore trascorse a pensare a lei ,mentre guidi ,mentre fai la doccia o ti lavi i denti ,mentre la vedi prendere forma. Un po’ come i figli quando crescono. Sai che ogni momento della loro vita ti apparterrà sempre meno, ma nessuno potrà non riconoscere che tu sei il padre. E se poi i figli ti continuano a volere bene, allora non resta che gioire e guardarli sempre senza mai stancarti di farlo. Vale anche per la tua Architettura.

- Da uno a cento, quanto è importante per te la Passione?

Ho scelto di fare l’Architetto rinunciando ad un lavoro importante , quello dell’ imprenditore conciario, che sicuramente mi avrebbe dato molte ma molte più soddisfazioni dal punto di vista economico. Mi guidò allora la passione per l’Architettura e per l’Arte, a cui volevo avvicinarmi come fossi un uomo venuto da lontano, dal Rinascimento. Non ho perso niente di quella passione rimane dove era allora a...100!!!

- Che cosa ti ha tolto e che cosa ti ha dato la tua Professione?

Mi ha dato grandi soddisfazioni, una certa notorietà , un certo benessere economico , rapporti interpersonali bellissimi. Mi ha tolto spesso il buon umore, incupito il carattere ed angosciato la vita , avendo sempre , anche adesso,il timore di sentirmi dire” Nonno quel brutto edificio non lo hai progettato tu...vero?.””No Edoardo ,no ,non lo ha disegnato nonno””Meno male nonno”. E se invece fossi stato io? Come potrei darmene pace.

Ma questo è, cara amica mia, il rischio di un tale bellissimo mestiere. Nessuno si è mai potuto sottrarre al suo destino!

Un saluto

Paolo Architetto.